
Candelora dei fiumaroli
Ieri, domenica 2 febbraio, si è svolta una delle tradizioni più antiche e potenti a Roma, che si celebra nella bellissima Chiesa di Santa Maria dell’Orto. Si tratta della candelora dei fiumaroli, una celebrazione che si svolge da quasi mezzo millennio, in cui si consegnano le candele benedette: un gesto di grande ricchezza simbolica legata alla luce, che comincia a riemergere proprio in questi giorni, dopo il buio invernale.
Grazie a un registro del 1550, conservato presso l’archivio della chiesa, è stato possibile accertare come già da allora si celebrasse questa particolare cerimonia. Il manoscritto ci mostra come gli equipaggi dei vari navigli che approdavano al dirimpettaio porto di Ripa Grande si recassero il giorno della candelora presso l’Arciconfraternita di Santa Maria dell’Orto per ricevere al termine della messa le tradizionali candele benedette. Esse venivano consegnate ai cosiddetti fiumaroli, ossia ad ogni membro dell’equipaggio, mentre il capitano ne riceveva una speciale per il vascello.
Come è noto, fin dai tempi remoti le candele si conservavano accanto alle immagini sacre della casa, insieme all’olivo pasquale. E altrettanto si faceva sulle navi, per accenderle in caso di malattia, pericolo, temporali o burrasche particolarmente minacciose.
I marinai e tutti coloro la cui vita e la cui attività avevano legami con la navigazione sul fiume erano particolarmente affezionati a questa forma di devozione.
Venuto a mancare ormai il porto di Ripa Grande, il rito si rinnova da secoli con la consegna delle candele benedette a chi ne ha ereditato la devozione: ai fedeli, agli sportivi delle associazioni, dei circoli nautici e di canottaggio, alla polizia di stato, ai carabinieri, ai vigili del fuoco, alle forze di polizia locale e di protezione civile, ma anche alle autorità civili, agli amministratori e a tutti coloro che sul Tevere e lungo le sue rive, o comunque nelle acque di Roma, svolgono un’attività di lavoro, sportiva o di volontariato.
Nella preghiera istituzionale, la beata vergine è chiamata “orto e giardino di delizie”, ricordando in ciò quel giardino dell’Eden descritto nella Bibbia dal quale partiva un grande fiume che si ramificava poi nei quattro fiumi, simbolo delle acque diffuse nel mondo. Per noi romani quel sacro fiume non può che identificarsi con il Tevere.
In questo anno giubilare il mondo dei fiumaroli ha deciso di donare alla “sua“ chiesa, Santa Maria dell’Orto in Trastevere, e alla protettrice della gente di fiume, la Madonna dell’Orto, una preziosa pianeta realizzata dalla sartoria Gammarelli. Il paramento liturgico porta ricamata sulla parte anteriore l’emblema della confraternita di Santa Maria dell’Orto, fondata nel 1492, e su quella posteriore la riproduzione di un’imbarcazione con a bordo Cristo e gli apostoli sul lago di Tiberiade, tratta dal famoso Evangeliario di Hitda, conservato nel monastero femminile di Meschede, in Germania.